È stato il 60% dei cittadini della città di Berkeley in California a votare per vietare sul suo territorio l’apertura di strutture di allevamenti intensivi di animali, denominate negli Stati Uniti come CAFO (Concentrated Animal Feeding Operations). Ma cosa significa in effetti questo voto?
Che cosa hanno votato i cittadini?
Gli elettori di Berkeley hanno votato “si” alla Ballot Measure DD che prevedeva il divieto di allevamento intensivo di animale e che di fatto non ha incontrato, politicamente, nessuna opposizione perché sul territorio non esistono CAFO attivi. Nel giugno 2024 un ippodromo che deteneva circa 1400 cavalli aveva chiuso, eliminando dalla città la presenza di qualsiasi altra attività intensiva con animali sul territorio. Ma a cosa è servito, quindi, questo voto (che verrà ratificato solo a Dicembre)?
A cosa serve questo voto?
Si tratta di una mossa e un segnale politico interessanti. Una legge che impedisce l’apertura di allevamenti intensivi e sanziona con 10.000 dollari al giorno una loro eventuale presenza, rappresenta un precedente politico e legale che potrebbe, dicono gli attivisti che hanno promosso l’iniziativa, indurre altre città a mobilitarsi in tal senso.
Il mercato della carne negli USA
Va ricordato che sul suolo statunitense la quasi totalità degli animali è allevata in modo intensivo e che il nuovo governo guidato da Donald Trump è notoriamente a sostegno dell’industria della carne perché rappresenta uno dei simboli del paese ma anche un indotto economico enorme che si gioca fra poche aziende monopoliste come Cargill e Tyson. Secondo una stima recente, il solo mercato della carne rossa nel Nord-America varrebbe circa 121 miliardi di dollari con una previsione di crescita a 129 miliardi entro il 2029.
E il resto del mondo?
Non esistono altre città nel mondo in cui è in vigore un divieto del genere ma ci sono altri casi di divieto di allevamento di animali. Pensiamo a quello relativo ai polpi nello stato di Washington, votato nella primavera del 2024 per bloccare sul nascere l’apertura di una struttura di acquacoltura volta a uccidere circa 1 milione di animali l’anno e gestita da una multinazionale della Canarie.
Si sta allargando anche la fascia dei paesi che vietano l’allevamento di animali da pelliccia, ultima la Romania.
Nel 2021, invece, l’Argentina ha vietato sul suo territorio l’allevamento di salmoni al fine di preservare a livello ambientale la zona del canale di Beagle, al confine con il Cile.
Nel 2022 anche la Svizzera aveva messo ai voti una nuova legislazione sul benessere animale che, se approvata, avrebbe di fatto impedito l’allevamento intensivo ma il referendum non passò a causa del 62% dei voti contrari all’iniziativa.