Le immagini rubate agli allevamenti intensivi italiani parlano di una realtà aberrante, fatta di abusi e sofferenze. Ma si tratta della prassi negli allevamenti e nei macelli? Lo abbiamo chiesto a Carla (nome di fantasia), una ragazza di 24 anni, vegana e studentessa del corso di laurea in Allevamento e benessere animale, laurea triennale della Facoltà di Veterinaria alla Statale di Milano. Carla è anche attivista per i diritti degli animali. Una carriera scolastica che appare, quindi, in contrasto con la sua ideologia, ma le motivazioni che dà a sostegno di questa scelta sono forti e chiare. La studentessa ha preferito non comparire con il suo vero nome per timore, come sostiene lei stessa, di “possibili ripercussioni sul risultato degli esami”.
Cosa puoi dirci sul benessere animale negli allevamenti?
Il benessere animale nei macelli e negli allevamenti è solo una teoria. Gli animali devono stare bene, nei termini di legge, solo per produrre di più e meglio: un animale malato non è redditizio. Il mio corso di studi prevede la visita ad allevamenti e macelli; per questo sono stata in diverse strutture tra le quali anche una in cui si pratica macellazione halal sui polli (questa tecnica prevede l’uccisione dell’animale ancora cosciente, ndr) e ho visto delle scene aberranti. Tantissimi animali, per esempio, arrivavano già morti nella struttura, eppure questo fa parte del concetto di benessere animale secondo la legge: è sempre previsto che un certo numero di animali non sopravviva durante il trasporto, è solo quando questo numero supera le previsioni che l’allevatore o i veterinari si pongono la questione. Questo, naturalmente, non ha niente a che fare con il benessere animale inteso da un punto di vista “filosofico” ed etico, è tutto e solo legato alla questione della salute pubblica.
Ci spieghi questa tua ultima affermazione?
Lo scopo primario di un veterinario o di chi si occupa di benessere animale negli allevamenti non è tanto quello di occuparsi della salute degli animali ma piuttosto quello di fare in modo che siano in salute per tutelare quella dei consumatori che mangeranno la loro carne e le loro uova o berranno il loro latte.
Qual è il rapporto che questo corso di studi suggerisce agli studenti rispetto agli animali?
A mio avviso lo studente è portato a odiare gli animali: il messaggio che passa di continuo è che l’animale, qualunque esso sia, non provi nulla e che l’unico scopo della sua esistenza sia servire l’uomo. Ho sentito ripetere queste cose talmente tante volte e in maniera tanto convincente, che sono arrivata quasi a crederci anche io. Però ogni volta, per fortuna, sono tornata sui miei passi.
Perché hai scelto questo corso di studi, allora?
Credo che per cambiare il sistema sia necessario innanzi tutto conoscerlo bene e poi cercare di scardinarlo dall’interno. Voglio lavorare nei macelli o negli allevamenti, fare da consulente per gli allevatori o ispezionare gli alimenti di origine animale. Inoltre volevo vedere con i miei occhi se tutto quello che fin da ragazzina avevo visto nei video rubati ai macelli e che mi ha spinto prima a diventare vegetariana e poi vegana, corrispondesse alla realtà. Volevo sapere: quelle immagini filtrate da altri non mi bastavano più.
Hai trovato corrispondenza tra quelle immagini e la realtà?
Sì, purtroppo. Per fare un esempio, in un macello ho visto uccidere una vacca in stato di gravidanza avanzato: quando l’hanno aperta, il vitellino è caduto a terra morto. Quando ho chiesto a un professore se potessero fare una cosa del genere, mi ha risposto che è una procedura fattibile per evitare sofferenze all’animale, se ha qualche tipo di problema in gravidanza. Ovviamente è un controsenso: per non prolungare la sofferenza dell’animale, ma anche perché si tratta di capi che economicamente valgono poco, lo si macella prima. Anche per quanto riguarda le procedure di macellazione, ci sono delle regole da rispettare: gli animali non dovrebbero sentire o vedere gli altri mentre vengono uccisi, ma personalmente ho visto vacche macellate direttamente su un camion, tutte insieme, una vicina all’altra. Non c’è nessuno che controlla che queste regole vengano rispettate, come in ogni settore c’è sempre qualcuno che sa e che chiude un occhio.
Anche negli allevamenti bio la situazione è la stessa?
Premesso che rimango contraria a qualsiasi tipo di allevamento, ammetto che la situazione per quanto riguarda il benessere animale è nettamente migliore negli allevamenti biologici, almeno in quelli che ho visitato personalmente. Certo, esistono sempre delle deroghe concesse in casi particolari: per esempio, anche se le mutilazioni non sono ammesse lo diventano, per esempio, nel momento in cui gli animali manifestino aggressività tra loro. Nonostante questo, si tratta comunque di realtà migliori per gli animali, senza dubbio.
Qual è stata la reazione dei tuoi compagni di studi davanti alle scene che ci hai raccontato?
Sono stati in pochi, e soprattutto ragazze, ad aver avuto una reazione: qualcuno si è detto dispiaciuto per gli animali, ma la cosa è finita lì. Mi ha sconvolto soprattutto sentir dire “Pensavo peggio”, riferendosi ai macelli: cosa c’è di peggio di un luogo in cui regnano costantemente morte e sofferenza? La mia paura più grande è che queste facoltà universitarie portino gli studenti solo a pensare che tutto questo sia accettabile, che gli animali siano oggetti al servizio dell’uomo. Molti studenti, poi, rimangono convinti della necessità di mangiare carne e prodotti animali, anche perché capita spesso che durante le lezioni si tenda a minimizzare perfino le dichiarazioni ufficiali dell’OMS, che si è espressa chiaramente contro il consumo di carne rossa e lavorata.