Vegolosi

Associazioni ambientaliste: perché parlano poco dell’impatto della carne?

Ormai è risaputo, il consumo di carne non fa bene all’ambiente: si calcola che il 51% delle emissioni di gas serra a livello globale derivino dagli allevamenti intensivi, responsabili anche di uno spreco incredibile di risorse idriche, se si tiene conto che una sola bistecca da 300 g “costa” 4600 litri di acqua contro, per esempio, i 1700 litri richiesti per produrre 500 g di riso. Ma non è tutto: il 91% della foresta amazzonica è stata distrutta dall’industria dell’allevamento e, come riporta il documentario Cowspiracy, 110 specie di animali e insetti si estinguono ogni giorno a causa della deforestazione, per fare spazio alle coltivazioni di mais, grano e soia impiegati per nutrire gli animali da allevamento. Ma quanto di tutto questo viene segnalato alla popolazione da parte di alcune delle più grandi associazioni ambientaliste che operano a livello internazionale? Noi di Vegolosi abbiamo fatto una piccola ricerca, ecco cosa abbiamo scoperto.

Difesa dell’ambiente, per alcuni la carne non sembra un problema

Partiamo dal presupposto che le associazioni nazionali e internazionali che operano per la salvaguardia ambientale sono tantissime e sarebbe impossibile riportare dati su ognuna di esse. Ci siamo limitati ad analizzare il lavoro di informazione riguardo all’alimentazione portato avanti da tre fra le più importanti ONG che operano in Italia e nel mondo: Greenpeace, WWF e Legambiente, prendendo in considerazione solo il sito italiano per le prime due.


Greenpeace è nata a Vancouver nel 1971 e da sempre opera a livello internazionale (oggi in 41 paesi) per denunciare i problemi ambientali, ispirandosi ai principi della non violenza. Sul sito italiano dell’associazione, nella sezione “Cosa puoi fare tu”, è possibile trovare nella categoria “Vivi Verde” un insieme di consigli pratici rivolti ai lettori per ridurre il proprio impatto ambientale, ma nessun riferimento al consumo di carne da allevamento. Tra i vari opuscoli scaricabili sul sito, inoltre, guide all’acquisto consapevole di libri, parquet ecologico, carta e tovaglioli usa e getta, ma nessun accenno alla necessità di ridurre il consumo di carne per salvare il pianeta. Solo una guida ai consumi ittici, per conoscere e acquistare pesce proveniente da una pesca sostenibile, ma nessun altro riferimento all’alimentazione, nemmeno nell’opuscolo che si trova nella sezione “clima”: solo tanti consigli per il risparmio energetico domestico. Tutto questo, forse, non è un caso se pensiamo che Greenpeace Italia si era apertamente schierata contro Cowspiracy, definendolo un “documentario scorretto” e dichiarando che ” la scienza arriva a conclusioni differenti rispetto a quanto sostenuto dai suoi autori”.

WWF è conosciuta in tutto il mondo anche per il suo logo che raffigura un panda, oltre che per le sue numerose iniziative; fu fondata nel 1961 e lavora “ogni giorno per costruire un futuro in cui l’uomo possa vivere in armonia con la natura”. Sul sito italiano, nella sezione “Tu puoi”, troviamo una sotto categoria chiamata “Vivere Green”, nella quale si trova una serie di informazioni riguardo al consumo energetico domestico ma anche qui nessun accenno all’alimentazione. I riferimenti all’inquinamento e al consumo delle risorse dovuti alla produzione di carne ci sono, ma si trovano sul sito One Planet Food, dedicato al programma del WWF sull’alimentazione sostenibile. Trovare sul sito ufficiale queste informazioni e soprattutto il riferimento al programma, bisogna dirlo, risulta un po’ macchinoso, perché che i link si trovano solo nella sezione “Pianeta”, sulla quale forse chi stia cercando informazioni per ridurre il proprio impatto ambientale è poco portato a cliccare. Comunque le informazioni – per quanto un po’ “nascoste” – sono presenti ed esaustive tanto che verrebbe da pensare che Donatella Bianchi, presidente di WWF Italia che in tv si è dichiarata “vegetariana non praticante”, non le abbia lette.

Legambiente è invece una realtà tutta italiana, attiva dal 1980 in difesa dell’ambiente con “un lavoro di informazione, sensibilizzazione e coinvolgimento dei cittadini che si basa su solide basi scientifiche“. Sul sito vengono riportate notizie e approfondimenti sul tema della salvaguardia ambientale in Italia, oltre che diversi consigli pratici: accanto ai “prodotti sostenibili consigliati dal Legambiente” (tra i quali non si parla di cibo), anche un link al progetto EcoLife, che ha lo scopo di ridurre le emissioni di CO2 nell’ambiente sensibilizzando i cittadini e guidandoli verso uno stile di vita più consapevole. Qui, nella sezione “Consigli sostenibili”, anche un brevissimo accenno alla necessità di ridurre il consumo di carne rossa sia per un fattore ambientale che economico. Vista però la scarsa visibilità fornita all’argomento, parrebbe quasi che questa scelta possa essere considerata secondaria per la salvaguardia dell’ambiente, mentre sappiamo che non è così: un’ulteriore conferma è arrivata ai nostri microfoni anche anche dal meteorologo e climatologo Luca Mercalli, che afferma che la produzione di carne aggrava i problemi ambientali“.

In conclusione, solo due dei tre siti analizzati collegano l’inquinamento ambientale al consumo di carne; lo fanno però servendosi di siti esterni (raggiungibili comunque in maniera poco immediata) che il lettore deve cercare spontaneamente: manca, insomma, un riferimento a chiare lettere che sia d’impatto e che sopratutto venga fornito automaticamente a chi non conosca l’argomento e non sia quindi spinto a fare ricerche a riguardo.

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