Dietro le sbarre o seduti sul cemento, appoggiati ad un vetro sporco oppure dentro a spazi dove la sola vegetazione presente è quella dipinta sui muri: il fotografo canadese Gaston Lacombe ha dedicato agli animali negli zoo un intero progetto fotografico durato tre anni. Un paesaggio che toglie la voglia di sorridere.
Gli scatti del progetto “Captive” (“Prigionieri”) sono ottime prove di tecnica e arte fotografica dove la luce viene utilizzata in tutta la sua forza drammatica, ma certamente il messaggio di questa raccolta di scatti va ben oltre all’ arte, come ha spiegato lo stesso Lacombe: “Ho visitato molti zoo, alcuni erano belli, e bisogna riconoscere lo sforzo che alcune strutture fanno per preservare le specie in via di estinzione. Il problema – continua il fotografo – è che ho visto animali chiusi in gabbie di cemento dove non avevano nemmeno lo spazio per alzarsi, oppure non avevano accesso alla luce del sole o a dell’acqua pulita. Mi sentivo colpevole di sostenere quel sistema con le mie visite e in quel momento scattavo le foto”.
Un progetto fotografico intenso che rappresenta l’ennesimo tassello di una lunga strada a favore della battaglia contro zoo e circhi, forme di spettacolo ormai desuete, lontane da qualsiasi concetto di “modernità”. In Italia le iniziative sono molte: segnaliamo la recente petizione rivolta alla Rai lanciata da Lorenzo Guadagnucci e Annamaria Manzoni per chiedere alla terza rete di non trasmettere più il circo, la volontà da parte di alcune regioni italiane come l’Emilia Romagna di negare l’accesso dei circhi nelle città, oppure la protesta nel settembre scorso del sindaco di Brindisi, Mimmo Consales, verificatasi dopo l’ok del Tar al circo Orfei in città, o ancora manifestazioni e petizioni on line anche contro acquari e delfinari. Nel frattempo gli animali aspettano.
Federica Giordani
Foto mostrate sono tratte dal sito del fotografo Gaston Lacombe www.gastonlacombe.com