Durante uno dei suoi tanti viaggi, lo scienziato canadese Christopher Charles ha scoperto come nei villaggi della provincia di Kandal, in Cambogia, uno dei problemi più presenti all’interno dei nuclei familiari fosse l’anemia. Molti bambini erano piccoli e deboli, con un lento sviluppo mentale, mentre le donne erano spesso colpite da stanchezza e mal di testa, non potendo così lavorare. L’anemia è una delle patologie più diffuse nel mondo, e i più colpiti sono donne in età fertile, adolescenti e bambini. In Cambogia, le percentuali salgono vistosamente, ne soffre circa il 50% delle donne e dei bambini: occorrono soluzioni forti, perché i normali integratori di ferro o le compresse spesso non funzionano.
Charles ha quindi avuto una nuova idea, basata su alcune ricerche precedenti secondo le quali cuocere in pentole di ghisa aumenta il contenuto di ferro: ha proposto di mettere un pezzo di ferro nella pentola di cottura. Lo ha realizzato a forma di pesce, simbolo di fortuna nella cultura cambogiana. La storia è stata raccontata dalla BBC, che ha intervistato lo scienziato: “Far bollire l’acqua o la zuppa con il pesce di ferro per almeno dieci minuti, poi estrarlo e aggiungere del limone, molto utile nell’assorbimento del ferro – ha dichiarato – questo è l’uso corretto. Se vengono rispettate queste indicazioni, il corpo assume così il 75% del ferro di cui avrebbe bisogno quotidianamente”. Charles ha anche riportato dei dati: circa 2500 famiglie avrebbero adottato questa tecnica che in dodici mesi riuscirebbe a curare un numero molto alto di bambini, tanto da essere stata ben accolta anche in alcuni ospedali.
Questa usanza del pesce di ferro – lungo circa sette centimetri e mezzo e dal peso di circa 200 grammi – è stata elogiata anche dalla professoressa Imelda Bates, responsabile del dipartimento di salute pubblica internazionale alla Liverpool School of Tropical Medicine: “Se c’è uno sviluppo culturalmente accettabile e poco costoso che porta miglioramenti, è il benvenuto”, dichiara alla BBC.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che in tutto il mondo circa due miliardi di persone – oltre il 30% della popolazione totale – sarebbero anemici. Questa patologia, che può avere numerose cause e diverse conseguenze, nei paesi in via di sviluppo è difficile da diagnosticare. Nel dettaglio, il tasso molto alto di malati di anemia in Cambogia dipenderebbe dall’alimentazione del paese asiatico, basata essenzialmente su riso in bianco e pesce assunti due volte al giorno, a pranzo e a cena: chiaramente, non adeguata a soddisfare le loro esigenze nutrizionali.