Sono recentissime le immagini che il team investigativo di Animal Equality ha realizzato nel nord del Brasile grazie ai droni. Scene che raccontano ciò che sta succedendo alla foresta pluviale più grande del mondo, definizione che, purtroppo, non durerà ancora per molto. “I nostri investigatori hanno potuto vedere più di 5,950 chilometri quadrati di foresta pluviale sono stati rasi al suolo. L’equivalente di 60 campi da calcio ogni ora.”
“Secondo l’Istituto nazionale per la ricerca spaziale (Inpe), la deforestazione in Amazzonia è cresciuta del 50% nel 2019 – riporta l’associazione animalista – mentre l’80% dei terreni rasi al suolo dalla deforestazione sono proprio dedicati agli allevamenti intensivi, come emerge dal Rapporto ambientale della Procura Federale (Relatório da Procuradoria do Meio Ambiente do Ministério Público Federal) realizzato nel 2015.” Una spiegazione alla domanda “perché si tagliano alberi in Amazzonia”, quindi, c’è: serve spazio per coltivare soia destinata per la maggior parte agli allevamenti intensivi e servono nuovi spazi per gli animali “da reddito”.
Circa il 79% della soia mondiale viene utilizzata per l’alimentazione degli animali confinati negli allevamenti e la soia brasiliana è la più esportata a livello globale.
Il Brasile non solo è uno dei maggiori produttori di carne bovina del mondo ma è anche uno dei principali esportatori di soia. “L’aumento delle deforestazione – infatti – ha coinciso con un aumento della richiesta di carne da parte di Asia e Europa”. Domanda-offerta, richiesta-soddisfazione della richiesta, il meccanismo è facilissimo ed ha un’origine molto chiara: i nostri consumi. Anche se spesso tutto questo viene imputato al “sistema” o alla politica, la responsabilità ultima di questa situazione è del mercato e della richiesta di carne e derivati nel mondo.
Come sempre il sistema capitalistico si basa sulla vendita di prodotti che le persone compreranno: se le persone smettono di comprare, il sistema si adegua (esempio perfetto è stato quello dell’olio di palma: davanti al rifiuto da parte della maggior parte dei consumatori di trovare quel tipo di olio nei prodotti, moltissime aziende, si sono adattate per poter continuare a generare profitti).
Il primo passo, quindi, per fermare la deforestazione, quello che possiamo fare subito, è chiaro: “E’ fondamentale – conclude Animal Equality – che si cominci a eliminare o ridurre drasticamente il consumo di prodotti animali come carne, latte e uova. È l’unico modo per salvare l’Amazzonia”.