La tutela degli animali, dell’ambiente e l’alimentazione sostenibile compariranno nei programmi delle scuole (dall’infanzia alla maturità) a partire dal prossimo anno scolastico 2015-16, per iniziativa congiunta del Ministero dell’Ambiente e del Ministero dell’Istruzione. Abbiamo incontrato Giacomo Bottinelli, Responsabile LAV (Lega Anti Vivisezione) Settore Educazione, per sapere cosa ne pensa.
Dottor Bottinelli, come si parla di ambiente e consapevolezza alimentare ai ragazzi sempre più bombardati da una vita connessa ma scollegata dal “reale”?
Lo si fa permettendo ai ragazzi di capire che la scelta alimentare è qualcosa che riguarda concretamente il loro futuro e la loro vita sotto l’aspetto etico, ambientale, umano. Ho fiducia che i social network possano aiutarci in questa crescita morale e sociale diventando, come sono per la LAV, anche uno strumento di educazione al reale e non solo una palestra virtuale.
In che senso secondo lei bisognerebbe invitare i ragazzi a una sostenibilità alimentare?
I ragazzi sono spesso più scevri degli adulti da stereotipi culturali, anche sul cibo. La LAV nei suoi interventi in classe rileva una grande sensibilità dei giovani a questo tema, strettamente connesso al benessere degli animali. Sostenibilità alimentare significa molte cose e ad esempio, essere vegan, vuol dire preoccuparsi degli altri e del mondo, umano e animale, e non seguire una moda.
Gli insegnanti sono pronti a questa nuova disciplina, o forse sarebbe necessario prevedere dei percorsi specifici per i nuovi educatori alla sostenibilità ambientale, animale e alimentare?
La classe insegnante è aperta ma non ancora pienamente pronta ad affrontare il tema in un’ottica di effettiva sostenibilità e scelta vegetale. Purtroppo il nostro modello educativo continua a girare intorno alla presunta necessità di una dieta che comprenda carne, pesce e derivati animali. Per questo sarebbe opportuno che gli insegnanti fossero adeguatamente formati in materia. L’ideale potrebbero essere i percorsi specifici ai quali lei fa riferimento; il rischio è che se ne impossessino le stesse industrie che commerciano in prodotti animali e che passi il modello paradossale della cosiddetta “carne felice”.
Il programma ministeriale prevede le lezioni frontali, studio delle leggi sulla tutela degli animali e dell’ambiente. Sarebbe bello anche che i ragazzi vedessero alcune cose “sul campo”, le proporrete?
Certo, per esempio visite guidate in centri che ospitano animali salvati dalla macellazione e dai maltrattamenti, per creare la consapevolezza che si tratta di esseri viventi e non di “pezzi di carne”. La LAV ne ha recuperati e ne mantiene molti, come il toro Jerry o il maiale Grugno strappati da una fattoria degli orrori a Torino nel 2005, o come altri animali sequestrati ai circhi.
Esistono leggi in merito alla tutela degli animali e dell’ambiente, anche se alcuni episodi, come l’uccisione dell’orsa Daniza in Trentino, portano a pensare che alcune di queste siano “interpretabili”. Quali ritiene che siano gli aspetti da definire meglio, al fine di una tutela reale?
In ambito educativo miriamo a un cambiamento sociale, più che normativo. Sono la nostra umanità e sensibilità a permetterci di interpretare le leggi nel modo giusto, senza cadere in aberrazioni come il caso Daniza. Vogliamo far capire ai ragazzi che le leggi che verranno e l’uso di quelle in vigore dipendono da noi: essere responsabili delle proprie scelte e diventare cittadini a pieno titolo significa questo. La nostra azione politica e legale permette di incidere sulla formazione e sull’interpretazione delle leggi. Nel merito normativo un obiettivo che ci poniamo è l’introduzione della fattispecie della colpa nel reato di uccisione di animali, già previsto dall’articolo 544bis del codice penale. Al momento, purtroppo, se non si riesce a dimostrare l’intenzionalità del gesto, chi uccide un animale, anche senza necessità, può farla franca. Ho assistito a casi concreti del genere e non lo ritengo tollerabile in una società civile.
Benedetta Rutigliano