Alba ha un mese e mezzo circa e ora vive nel santuario Capra Libera Tutti alle porte di Roma. “Si è già ambientata, ha deciso che i suoi migliori amici sono i cani, sta sempre con loro” racconta Simone Scampoli, attivista e organizzatore delle “veglie per gli animali” che insieme a Massimo Manni, “papà” del santuario, ha liberato l’agnello portandolo via da un macello in provincia di Rieti.
La liberazione di Alba è avvenuta il 15 aprile scorso a seguito di una veglia che dalle prime luci del mattino ha visto decine di persone aspettare i camion che trasportano gli animali diretti al macello per fermarli e cercare di regalare loro una carezza e un pensiero. “Cerchiamo sempre di parlare con chi guida i camion ma anche con i proprietari dei macelli, perché aggredirli e attaccarli non servirebbe a nulla. E’ chiaro che non condividiamo minimamente quello che fanno ma cerchiamo di spiegare loro il perché di quello che facciamo noi, qual è il nostro punto di vista e, questa volta, il dialogo ci ha permesso di salvare Alba”.
E’ stato Simone insieme a Massimo a chiedere in modo insistente al proprietario del macello, che venisse liberato un animale, “l’ho chiesto come farebbe un bambino, come un regalo, ed ha funzionato, anche se non è stato facilissimo, perché abbiamo dovuto capire a livello legale che cosa doveva succedere. Alla fine – continua Simone raggiunto da Vegolosi.it telefonicamente – abbiamo firmato un foglio della ASL che certificava che Alba ora è con Massimo e che sarà lui a prendersene cura nel santuario”.
Le immagini di Alba che passa dalle mani del proprietario del macello di Passo Corese a quelle di Massimo sono molto intense e lo sono state anche le emozioni di chi era lì: “Sono rimasto un po’ stordito per qualche giorno – continua Simone – le emozioni che abbiamo vissuto vedendo e sentendo piangere quegli animali, non è facile da raccontare”. In un video si vede Massimo Manni che, con Alba fra le braccia, consola uno degli attivisti in lacrime: “Almeno una…” gli dice. “Quelle lacrime – spiega Manni in un post su Facebook – non sono di gioia, non c’è stata nessuna vittoria, non abbiamo vinto nessuna battaglia, come ancora nessuno l’ha vinta. Uno salvato, centinaia ammazzati. Lei si, ha vinto, Alba ha vinto la sua battaglia. E siamo felici per lei”.
Le polemiche
Queste immagini hanno suscitato qualche polemica sui social dato che non tutti gli attivisti apprezzano l’idea di dialogare con chi ritengono responsabile della morte degli animali: “Non vogliamo denigrare le altre forme di battaglia animalista – chiarisce Scampoli – tutte sono valide, la nostra prevede di dialogare e metterci a confronto con queste persone e i risultati li vediamo. Il proprietario che ci ha consegnato l’agnello aveva gli occhi lucidi, molte delle decine e decine di persone presenti fra polizia e lavoratori del macello, che all’inizio ci hanno in parte deriso, alla fine, hanno cambiato atteggiamento, ho visto mutare qualcosa nei loro occhi.” E all’accusa di aver pagato l’agnello, di fatto comprandolo al macello, Simone è chiarissimo: “No, l’agnello ci è stato regalato, il nostro movimento (The Save Movement Italia) non ha mai e mai darà soldi agli allevamenti o ai macelli”.
Alba che si lascia coccolare e che raggiunge la sua nuova casa è l’unica immagine simbolo possibile di questa Pasqua e risponde a chi si cela dietro la tradizione e la cucina regionale per dare un nome ad una mattanza senza scopo che, arrivati al 2019, è crudele, ignorante, inutile e priva di qualsiasi senso.