Sta facendo discutere la notizia dell’aggressione di un uomo da parte di un orso nelle vicinanze del lago di Terlago, nella Valle dei Laghi in Trentino. Tra le autorità che hanno dato il via alla “caccia all’orso” e le associazioni animaliste che si scagliano in sua difesa, anche il Prof. Roberto Marchesini, veterinario, etologo, zooantropologo e scrittore ha voluto dare il proprio parere sull’argomento. È l’On. Paolo Bernini, parlamentare del Movimento 5 Stelle, a riportare le parole dell’esperto in un comunicato stampa, dal quale si evince chiaramente come la questione – come accaduto in passato per situazioni analoghe – stia assumendo a suo parere anche forti connotazioni politiche.
Secondo il Prof. Marchesini, la questione principale sulla quale puntare l’attenzione è quella della coabitazione tra l’uomo e gli animali selvatici. “La convivenza va costruita – afferma infatti – e implica tutta una serie di prassi che partano dalla considerazione che l’orso è un animale selvatico, che ha esigenze di movimento sul territorio e che può divenire aggressivo se minacciato nelle sue caratteristiche di territorialità e parentalità. Conoscenze etologiche che devono essere poste alla base della convivenza e che devono fare da fondamento a un’altra altrettanto imprescindibile politica dell’educazione di chi vive nel territorio. La popolazione, in questo caso del Trentino, deve essere informata su come ci si debba comportare, cosa va fatto e cosa non va fatto in quei contesti dove l’orso vive”. A questo scopo la Provincia autonoma del Trentino, bisogna sottolinearlo, ha deciso di mettere a punto un “Piano Orso” acquisendo i fondi europei del progetto Life Ursus.
Impossibile anche per l’etologo – così come per Enpa, che ha parlato addirittura di “Daniza bis” – non citare la vicenda dell’orso Daniza, esemplare femmina che nel 2014 aveva attaccato un cercatore di funghi nei pressi di Pinzolo (Tn), rimanendo poi uccisa nel tentativo di cattura. “In quell’episodio – spiega Marchesini – vi è stata chiaramente una costellazione di comportamenti sbagliati che hanno fatto capitolare gli eventi nel modo che ben conosciamo: la persona che non si fa sentire, che si muove di soppiatto, che si avvicina ad un’orsa che ha con sé i propri cuccioli. La reazione di Daniza è stata del tutto prevedibile, così come lo sarebbe quella di un leone se io decidessi di entrare nella gabbia in cui è rinchiuso. Il punto fondamentale è proprio questo, Daniza non era un’orsa pericolosa, era semplicemente un’orsa che si comportava da orsa. Quella che manca è la cultura con cui si gestisce un territorio dove non viene fatta educazione alla convivenza, non si fa monitoraggio, non si danno informazioni adeguate alla popolazione, non si fa educazione nelle scuole”.
Anche rispetto a quest’ultimo caso, l’esperto ritiene di dover fare chiarezza, sottolineando la più assoluta normalità nel comportamento aggressivo dell’animale: “Non si può pensare di andare a passeggiare in un bosco con un cane senza guinzaglio. Il cane fiuterà le tracce dell’animale selvatico, una volta trovato e resosi conto delle dimensioni impari, tornerà dal proprietario assieme all’orso. Anche in questo caso, l’orso ha difeso la propria incolumità e il proprio territorio. Non si tratta di un orso impazzito o sociopatico, ma di un orso. Se la Provincia decide che bisogna convivere con gli orsi, i proprietari dei cani che vogliono fare una passeggiata nei boschi devono sapere che i loro cani vanno tenuti al guinzaglio perché in certe circostanze, come poi di fatto è avvenuto, il rischio non è probabile, è sicuro”. Riguardo alla possibilità dell’abbattimento dell’orso, paventata dalle autorità, Marchesini conclude dicendo che si tratta di “un’operazione capziosa, furbesca, non in linea con il progetto stesso. A questo punto, l’amministrazione dovrebbe avere il buon gusto di restituire i fondi europei considerato il fatto che il progetto è stato un fallimento”.
Uomo aggredito in Trentino da un orso, Enpa: “Pretesto per dichiarare guerra agli orsi”