Questo editoriale è tratto dal nuovo numero di Vegolosi MAG, mensile digitale di Vegolosi.it
Il velcro, la penicillina, la colla dei post-it, persino i ghiaccioli sono frutto di quella che Horace Walpole, scrittore inglese del diciottesimo secolo, definì “serendipità”. Forse ne avete sentito parlare: nel 2001 venne realizzato anche un film molto romantico la cui storia ruotava proprio intorno a questo tema. Parliamo, in poche parole, di una scoperta casuale importante o utile che viene fatta quando non la si stava affatto cercando. La teoria della serendipità viene applicata in vari ambiti, dalla letteratura alla sociologia, passando per l’economia e persino nella scienza.
Non sono pochi, infatti, gli scienziati, i divulgatori e gli analisti che si riferiscono ad essa quando si parla del futuro del nostro pianeta, o meglio, del futuro della nostra specie su questo pianeta. Ci saranno soluzioni e innovazioni, sostengono, che ora non riusciamo nemmeno a immaginare e che potrebbero risolvere moltissimi dei problemi e delle crisi alle quali dovremo – e questa è già una certezza – far fronte.
Nessuno si sarebbe immaginato internet nell’Ottocento, nessuno avrebbe avuto fantasia e conoscenze sufficienti per immaginarsi un auto elettrica o la possibilità di fabbricare in laboratorio del cibo partendo dalle cellule senza passare dagli animali: non possiamo negarlo.
Però, però. Dopo che le analisi recentissime del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici hanno messo in luce gli scenari luciferini del clima delle nostre città da qui ai prossimi 80 anni (un lasso di tempo non certo così lungo se pensiamo, per esempio, ai bambini nati quest’anno), con temperature che in media, a causa della crisi climatica, potrebbero salire di 6 gradi in tutte le stagioni e con eventi piovosi che potrebbero determinare allagamenti a ogni piè sospinto, la speranza che la casualità, la serendipità, possano essere una reale strategia alla quale fare riferimento, spaventa un po’.
Come sempre i cambiamenti non sono facili: l’autore del romanzo di fantascienza Dune, Frank Herbert – ne parliamo in un articolo fra poche pagine – in un’intervista nel 1979, parlando di ecologia disse: «Cambiare non è mai facile e non è mai indolore».
È quest’ultima parte che pare proprio non andarci giù.