Nostra signora del cinema italiano, Sophia Loren, compie 86 anni. E riceve in regalo una pelliccia vegana. A fargliene dono è stata la stilista Stella McCartney, in prima linea da tempo per la promozione di una moda sempre più cruelty-free.
Un’azione di sensibilizzazione promossa insieme alla Peta. “Il commercio di pellicce è un settore troppo violento e orribile per una persona della bellezza di Sophia”, ha spiegato Mimi Bekhechi, vicepresidente dei programmi internazionali dell’associazione internazionale in difesa dei diritti degli animali. “Speriamo che questo meraviglioso dono serva da ispirazione affinché si unisca al 90% degli italiani che, dopo aver visto come le volpi e altri animali vengono picchiati, fulminati, gassati e persino scuoiati vivi per la loro pelliccia, si sono opposti con fermezza a questa industria”.
Il nuovo cappotto di Sophia
Per il suo ottantaseiesimo compleanno, lo scorso 20 settembre, la Loren ha quindi ricevuto in regalo, da parte della stilista inglese, un lussuoso cappotto cruelty-free della nuova collezione McCartney, realizzato con Koba, la prima pelliccia a base biologica e vegetale creata in esclusiva da Ecopel. Stella McCartney è stata una delle prime stiliste a bandire dalle proprie collezioni capi in pelliccia, seguita negli ultimi anni anche da nomi eccellenti della moda italiana come Armani, Prada, Versace, Furla, Gucci. Ma la strada è ancora lunga: come spiega la Peta “recenti indagini negli allevamenti di visoni in Italia hanno riscontrato animali confinati in anguste gabbie metalliche senza accesso all’erba o all’acqua per nuotare. Molti sono stati trovati con ferite gravi e alcuni sono stati portati ad atti di automutilazione a causa del forte stress dovuto alla prigionia. Alla fine delle loro miserabili vite, questi animali vengono comunemente gassati a morte”.
Allevamenti e Covid-19
Il dono di compleanno cruelty-free all’attrice italiana più conosciuta al mondo punta a riportare l’attenzione, oltre che sulle terribili condizioni di vita alle quali sono sottoposti i visoni da pelliccia, anche su un altro tema, quello del legame tra allevamenti e diffusione di virus, in primis il Covid-19. “Gli scienziati ora avvertono che oltre a essere intrinsecamente crudeli, gli allevamenti di animali da pelliccia hanno il potenziale di diventare serbatoi di focolai di future pandemie, poiché i casi di COVID-19 continuano a diffondersi rapidamente tra lavoratori e animali malati negli allevamenti da pelliccia europei“, sottolinea la Peta ricordando la decisione del governo olandese (votata a stragrande maggioranza dal Parlamento) di chiudere tutti gli allevamenti di visoni entro il 2020 proprio dopo che nei mesi scorsi erano stati riscontrati numerosi casi di Covid-19 proprio tra questi animali, molti dei quali sono stati abbattuti.
Proprio sull’onda della storica decisione olandese, lo scorso luglio la Peta aveva indirizzato una lettera aperta al presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, e ai ministri dell’Ambiente, dell’Agricoltura e della Salute, per chiedere l’analoga chiusura dei 13 allevamenti di visoni ancora aperti nel nostro Paese. Dal punto di vista della salute pubblica, aveva sottolineato la Peta, “gli allevamenti di animali da pelliccia non sono diversi dal mercato degli animali vivi in cui si ritiene che il Coronavirus abbia avuto origine. In queste strutture, i visoni vengono ammassati uno accanto all’altro in file di gabbie di filo metallico, dove lo scambio di fluidi corporei facilita la diffusione della malattia. Consentire a questi insalubri allevamenti, molti dei quali sono situati nelle regioni italiane più colpite dalla pandemia di Covid-19, di continuare la propria attività sarebbe una grave inadempienza del dovere. Per motivi di benessere degli animali e di sicurezza umana, è giunto il momento di reinventare l’Italia come nazione libera dalle pellicce, aspetto sostenuto da oltre il 90% della popolazione, e di portare avanti le proposte di legge che aboliscono gli allevamenti di animali da pelliccia in Italia”. Un appello rimasto, finora, inascoltato.