Vegolosi

Sprechi. Il cibo che buttiamo, che distruggiamo, che potremmo utilizzare

Tristram Stuart è uno di quelli che ti guarda dritto negli occhi e senza pensarci due volte ti dice: “Non voglio che tutti si mettano a rovistare nella spazzatura per mangiare, voglio che il mio messaggio spinga la gente a renderlo impossibile. Eliminando gli sprechi”. Per capire meglio il senso di questa affermazione è necessario fare un passo indietro. Stuart è lettore di inglese a Cambridge, ma anche (e soprattutto) attivista e autore di libri.
L’ultimo, uscito in Italia nel 2009 per Bruno Mondadori, è “Sprechi. Il cibo che buttiamo, che distruggiamo, che potremmo utilizzare”. Trecentocinquantotto pagine da leggere per capire il punto di vista di una persona che prima di salire sul palco di un TEDx talk nel 2012 ha passato anni per le strade delle metropoli di mezzo mondo a raccogliere cibo dai cassonetti. Con un solo scopo: insegnare che un gesto così estremo e disgustoso poteva nascondere una delle soluzione ai nostri problemi.
Stuart non ama le definizioni, anche se negli anni è stato acclamato come guru dei freegan, il movimento che ha fondato i propri ideali sulla raccolta di quel cibo che ogni giorno viene gettato nell’immondizia. “Nel mondo occidentale viene sprecato circa il 50% degli alimenti prodotti“, si legge in Sprechi. Verdure con qualche segno, troppo piccole o troppo grandi per gli standard della distribuzione. E ancora prodotti freschi in scadenza, prodotti in scatola. Cibo del banco gastronomia. Un massa informe di alimenti buoni che il mondo ricco – ma sopratutto i consumatori, quindi noi tutti – ha deciso che non sono più commestibili.
Nel libro Stuart racconta in che modo è riuscito a capire quanto cibo viene buttato in discarica ogni giorno. A 15 anni aveva comprato un maiale. Per alimentarlo iniziò a girare per i supermercati e i panettieri del Sussex, nel sud dell’Inghilterra, chiedendo i prodotti che sarebbero stati buttati. Dopo poco tempo si rese conto sia del numero allarmante di cibo gettato che di quanto fosse ancora commestibile per gli esseri umani. “Addentai un pezzo di pane col pomodoro e feci colazione con il mio maiale”.
Tutti – continua Stuart – credono che le eccedenze buttate siano prodotti in putrefazione, ingialliti, immangiabili. Leggendo il saggio si intuisce l’esatto contrario. Ora resta solo un ultimo sforzo. Far sì che burocrati, politici ed economisti prima di andare a letto leggano un paio di pagine di “Sprechi” e lo tengano sempre sul comodino, pronto per essere consultato. Sarebbe già un grande passo, oltre alla speranza che sempre più occidentali capiscano che non serve andare a rovistare nella spazzatura come Stuart. Basta evitare che il cibo finisca nei bidoni. Semplice e rivoluzionario.
Sprechi
Tristram Stuart
Bruno Mondadori
€ 22,00

Angelo Paura