Immaginatevi due strade in mezzo alle montagne: sulla prima transitano coloro i quali stanno studiando e investendo per realizzare un mondo che faccia a meno degli animali intesi come macchine metaboliche, sull’altra viaggia chi sta cercando modi per rendere ancora più produttivi gli animali d’allevamento e far sì che vengano uccisi in modo “umano”, chi si preoccupa che il burger vegano possa essere confuso con quello di carne, chi difende le tradizioni culinarie e i nomi delle ricette (il partito del “No all’arrosto di cavolfiore”, per capirci). Secondo Nicola Righetti, autore del libro “Tra sacro e vegano” edito da Ferrari Editore, le macchine che percorrono la seconda strada stanno già facendo zig-zag fra i primi detriti che cadono a causa delle frane sempre più imminenti, chi invece sta percorrendo la prima strada è, a tratti, immerso nella nebbia delle polemiche ma sta andando dalla parte giusta: da quel lato non ci saranno frane.
Righetti ha scritto un libro che non è né a favore né contro la scelta vegana, grazie al cielo, ne avevamo un grande bisogno. E’ necessario poter analizzare quello che lui stesso definisce “il reagente chimico sociale”, il veganesimo, attraverso un occhio analitico che si elevi al di sopra del sentimento, dell’appartenenza ad un “partito”. La prova provata è che, dopo aver letto questo volume, non capirete (e noi non ve lo diremo) che cosa mangia o non mangia Nicola Righetti e la verità è che non ci interessa affatto.
Il libro analizza il movimento vegano da un punto di vista sociologico (Righetti, infatti, è dottore in Ricerca in Sociologia e Ricerca Sociale all’Università degli Studi di Verona) e ci spiega di come questa scelta alimentare sia in effetti culturale, religiosa e “pericolosa” per il sistema costituito. Il vegan è religione perché, questa la tesi dell’autore, parte da una base morale: non esiste un veganesimo che sia privato, bensì chi sceglie questa strada sa che l’obiettivo è porre la scelta 100% vegetale come legge universale, tratto comune a tutte le religioni.
Non bisogna però storcere il naso per questo paragone, perché non è affatto dispregiativo dato che Righetti analizza la religione intesa come sviluppo di un’idea di sacro. Gli animali, la natura nella sua totalità, tornano ad essere sacri per i vegani: l’uomo non scende dal piedistallo delle religioni monoteiste bensì aiuta a salire su quel piedistallo anche gli animali, tutti, e la natura che, a causa dello sviluppo tecnologico, ha completamente perso, ai nostri occhi, il suo mistero e quindi la sua capacità di rendersi inviolabile.
La strada della “religione vegana” per l’autore è quella del futuro, un futuro che viene definito “animal-free” ossia libero dalla dipendenza violenta dagli animali. Il punto è uno soltanto: l’utopia vegana potrebbe realizzarsi (anzi lo farà) prendendo entrambe le strade sia quella empatica e morale, sia quella economica, sociale e storica.
La strada del mangiare carne e derivati sarà presto coperta di quella frana fatta dai pezzi delle montagne chiamate “Cambiamenti climatici” e “Pressione sociale per il benessere animale” mentre la nebbia delle polemiche si dissolverà completamente diventando “passato” a tutti gli effetti. Il futuro è quello ed è bene iniziare a farsene una ragione.
“Tra sacro e vegano”
Di Nicola Righetti
Edito da Ferrari Editore
Prezzo 15€