In principio fu la cocciniglia. Quel piccolo insetto che vive sulle piante del fico d’India dal quale gli atzechi in Messico avevano imparato a ricavare la celebre tintura rossa divenuta poi, nel Cinquecento, monopolio dei traffici spagnoli. Fu la cocciniglia, trasportata dagli inglesi due secoli dopo in Australia insieme ai fichi d’India con esiti devastanti sull’ecosistema locale, a rendere evidente per la prima volta su scala globale come agire su una specie alternandone indiscriminatamente l’ambiente potesse avere conseguenze del tutto inaspettate e prolungate nel tempo. Quella del disastro ambientale combinato in Australia nel Settecento dai sudditi di sua Maestà per impadronirsi del mercato della tintura rossa è solamente una delle tante storie raccontate da Stefano Mancuso nel libro edito da Laterza La nazione della piante.
La “carta dei diritti” delle piante
Lo scienziato, a capo del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale dell’Università degli Studi di Firenze, che negli ultimi anni ha avvicinato il grande pubblico alle piante raccontandone il funzionamento, stila qui una vera e propria “costituzione” del mondo vegetale: una “carta dei diritti” in otto articoli dalla quale prendere spunto per reimpostare, noi specie umana, un modello di sviluppo che, mai come in questi ultimi anni, sta mostrando tutte le proprie debolezze di sistema. “La storia è piena dei tentativi, quasi sempre andati a finire male, di modificare la presenza o l’attività di singole specie”, scrive, infatti, lo scienziato raccontando la storia antica della cocciniglia. E, a leggere bene, potrebbe essere la storia attualissima anche di questi nostri tempi complessi segnati dalla pandemia come dal cambiamento climatico.
Dalla supremazia dell’uomo al concetto di rete: un modello rivoluzionario
La nazione delle piante è, infatti, un testo molto utile che fa luce, in chiave divulgativa, sull’azione predatoria dell’uomo sulla Natura, sull’annientamento biologico e di biodiversità e sulle possibilità che abbiamo per provare a ricostruire un futuro di esseri rispettosi della Terra e degli altri esseri viventi. Relazione, reti, sistema, decentramento, tutela dei diritti e delle generazioni future, libertà di movimento, cooperazione: eccole, allora, le parole chiave sulle quali si regge la vita evoluta della “nazione delle piante” che, suggerisce lo scienziato, potrebbero ispirare nuovi assetti ecologici, ambientali, economici e sociali validi anche per l’uomo.
“Rispetto alle nostre Costituzioni che pongono l’uomo al centro dell’intera realtà giuridica in conformità a un antropocentrismo che riduce a cose tutto quanto non sia umano, le piante – scrive Mancuso – ci propongono una rivoluzione”. Un cambio totale di paradigma che, per prima cosa, sostituisce la supremazia della specie umana con l’equilibrio naturale tra tutti i viventi e i danni delle organizzazioni burocratiche centralizzate tipiche della nostra società con il concetto di rete, caratterizzata da funzioni e centri decisionali diffusi e non piramidali (come avviene nelle piante, ma anche con Internet, fa notare Mancuso). Un modello, quello vegetale, che considera la migrazione come una naturale strategia di sopravvivenza e “segue la semplice regola di crescere finché è possibile farlo, in accordo con la quantità di risorse disponibili” piuttosto che continuare a crescere indefinitamente consumando anche le risorse delle generazioni future e quelle che, di fatto, già non ci sono più.
L’arte della convivenza
Piante che diventano, quindi, un modello di società, e che vanno difese a oltranza: “Il taglio delle foreste non è compatibile con la nostra sopravvivenza come specie. Difendiamo le nostre foreste e copriamo di piante le nostre città. Il resto non tarderà a venire”, è il monito di Mancuso quando ricorda che, se la maggior parte dei problemi che affliggono oggi l’umanità è collegata al pericolo ambientale e climatico, allora la soluzione principale non può che essere la tutela degli organismi che per primi, grazie al mirabolante meccanismo della fotosintesi, possono contrastare gli effetti dell’aumento di CO2 in atmosfera. È, in fondo, un’idea modernissima e molto semplice, quella di progresso indicataci dalla nazione vegetale, basata sul “mutuo appoggio” e sulla cooperazione tra le comunità naturali invece che sulla legge del più forte. Una vera e propria “arte della convivenza” che sposta l’enfasi dalla singola specie alla comunità. E ci indica una strada per il futuro.