I diritti animali devono essere riconosciuti perché l’animale è in grado di soffrire come noi? Oppure l’obiettivo degli uomini deve essere quello di lottare attivamente contro un sistema di regole sbagliato, un “Meat-trix” come lo definisce Caffo, in cui non vogliamo scegliere la pillola giusta per vedere la realtà della condizione animale? Cinquanta miliardi di animali uccisi ogni anno per scopi alimentari, sono una cifra che riusciamo a ricondurre davvero alla realtà? Forse no e, secondo Caffo, l’obiettivo non può nemmeno essere quello di convincere tutti a diventare vegetariani o vegani: “Quello che vi chiedo molto umilmente – scrive nelle prime pagine del libro – è di pensare”. Certamente leggendo questo saggio si pensa e si fa anche fatica perché non è davvero un libro “da comodino”, bensì un libro di filosofia vero e proprio che arriva al punto e propone una teoria: l’anti specismo debole ossia un anti specismo che ha come obiettivo la liberazione animale a prescindere dalle conseguenze di questa sull’uomo.
Caffo distingue, infatti, fra anti specismo naturale (quello che porta l’uomo a preferire esseri simili a lui per condizione e sensibilità) e anti specismo innaturale, ossia quello che ha creato un sistema di sfruttamento e morte industriale degli animali con il solo scopo di produrre beni di consumo per gli animali umani. L’autore sostiene che la battaglia più dura, quella intellettuale, si realizza contro il secondo tipo di specismo e la dieta vegetariana e vegana ne fanno parte in quanto scelte di valore, scelte con implicazioni morali e non solo di “gusto”. Caffo lascia un dubbio ai lettori: chi già segue una dieta senza carne o suoi derivati, chi già si proclama “amico degli animali” sarebbe in grado di aderire all’anti specismo debole? Sarebbe in grado, cioè, di lavorare alla liberazione animale a qualsiasi costo, anche se questo fosse l’annientamento umano?
Il maiale non fa la rivoluzione: Manifesto per un antispecismo debole (Saggi)
Leonardo Caffo
Sonda Edizioni
Euro 12,00
Federica Giordani