L’Africa dovrà essere il punto di partenza della rinascita. La gastronomia giocherà un ruolo primario in questo processo, perché parlare di gastronomia significa parlare di fame, di produzione del cibo, di tutela della biodiversità e dell’ambiente. La Terra, schiava della proprietà privata dei semi e delle speculazioni sui prezzi dei prodotti agricoli, non è più sufficiente a garantire l’accesso ai diritti primari. Il cibo è ciò che accomuna gli esseri umani ma è anche il simbolo di un modello alimentare non consapevole e quindi insostenibile, che poggia su diseguaglianze insopportabili, costringendo alla fame un miliardo di persone. Dare valore al cibo significa valorizzare chi lo produce, supportare le lavorazioni di piccola scala, liberare energie e generare economie sostenibili per tutti.C’è bisogno di un cibo libero, dalla moda e dalla fame. Petrini è contro “il mangione che non ha il senso del limite e gode di un cibo solo quanto più è copioso o quanto più è proibito. No, non lo stolto dedito ai piaceri della tavola che se ne infischia di come un cibo è arrivato al desco. Mi piace conoscere la storia di un alimento e del luogo da cui proviene, mi piace immaginare le mani di chi l’ha coltivato, trasportato, manipolato, cucinato, prima che mi venisse servito. Vorrei che il cibo che consumo – scrive l’autore – non privi di cibo altri nel mondo”.
“Il buono è di tutti, il piacere è di tutti, poiché è nella natura umana. C’è cibo per ognuno su questo Pianeta, ma non tutti mangiano. Chi mangia, inoltre, spesso non gode, ma mette benzina in un motore. Chi gode, invece, spesso non si preoccupa d’altro: dei contadini e della terra, della natura e dei beni che ci può offrire. Il cibo potrà renderci liberi se tornerà a essere il “nostro” cibo, in tutti i modi esistenti e immaginabili, secondo le diverse culture e inclinazioni. Perché cibo è libertà”.
Cibo e libertà – Slow Food: storie di gastronomia per la liberazione
Carlo Petrini
Giunti Editore – Slow Food Editore
Euro 12,00
Valentina Pellegrino