Vegolosi

Altre menti: il polpo e l’origine della coscienza

Per parlare di Altre menti, il secondo libro per i tipi di Adelphi nella collana Animalia, si potrebbe partire con una domanda, apparentemente marginale, che viene fuori a metà libro: ma perché il polpo vive così poco?

La risposta è che non lo sappiamo. È un mistero. Se consideriamo lo sviluppo anomalo del suo cervello, le ottime capacità cognitive, le straordinarie tecniche difensive e una curiosità fuori dal comune, i polpi dovrebbero campare cent’anni e più. Invece la loro vita dura solo un anno e mezzo. E così, di mistero in mistero, l’autore prova a sciogliere l’enigma della vita dei cefalopodi. La loro linea evolutiva infatti fa storia a sé, tanto che gli scienziati concordano su un fatto:

“Se c’è una specie sulla Terra che si avvicina a quello che potrebbe essere un alieno, questo è il polpo!”

In effetti questo animale scompagina tutte le regole, non solo per quanto riguarda la brevità della sua vita. Ha i tentacoli, tre cuori, sa fare cose sorprendenti, ma stranamente non è un animale che socializza. Non protegge la prole. Si accoppia senza scegliere una compagna, praticamente senza alcun corteggiamento, non teme l’uomo. Anzi, le seppie (stessa famiglia dei polpi), tendono addirittura a farci amicizia.

Tutti questi sono motivi più che sufficienti per spingere un filosofo come Peter Godfrey-Smith, insegnante alla School of History and Philosophy of Science presso l’Università di Sidney e che è noto in tutto il mondo per le sue pubblicazioni sulla filosofia della biologia, a interessarsi a questi animali. D’altra parte Godfrey-Smith, all’inizio del libro, lo dice chiaramente:

“Fare filosofia è soprattutto una questione di mettere insieme le cose, cercando di comporre i pezzi di puzzle molto grandi in modo sensato”,

E di sicuro la mente del polpo è un bel puzzle da risolvere.

Il mistero della coscienza

Quindi chi meglio di un filosofo, per altro esperto sommozzatore, buon fotografo e appassionato di animali poteva scrivere questo libro? Godfrey Smith si spinge, partendo proprio dai cefalopodi, a indagare uno dei misteri più grandi della nostra esistenza, quello della coscienza. Una coscienza che per altro generalmente riteniamo una prerogativa solo umana e che, al limite, riusciamo a estendere (in rarissimi casi) a certi primati e ai delfini come alcune cause finite in tribunale hanno recentemente dimostrato, ma che di certo non attribuiamo a tutti gli altri animali, men che meno ai polpi.

Addirittura persino la questione “intelligenza”, intensa in senso stretto, viene spesso evitata da molti naturalisti quando si parla di animali altri da noi. E non perché non si riconoscano certe capacità, ma piuttosto per la paura di incorrere in errori di valutazione scaturiti dall’antropomorfizzazione. Una paura ben nota e spesso anche sopravvalutata o addirittura immotivata. Godfrey-Smith non ha di questi timori e spiega in Altre menti la sua idea a riguardo, ovvero che da un ramo dell’albero della vita assai distante dal nostro è nata una forma d’intelligenza che “è una forma indipendente nell’evoluzione della mente”. Il suo nome è polpo.

Ci sono molte ragioni per apprezzare i mari e prendercene cura, ma non lo stiamo facendo. Piuttosto, in questo periodo storico, con l’inquinamento, la pesca selvaggia e, inevitabilmente, anche con le alterazioni climatiche, ci stiamo impegnando per distruggerli. Ogni volta che guardiamo le distese d’acqua all’orizzonte o ci immergiamo e ci imbattiamo nelle creature che lo popolano, dovremmo sempre ricordarci che è qui che abbiamo avuto origine tutti noi. Invece, ed è proprio su questo che Altre menti ci fa riflettere, tendiamo a usurpare e soggiogare tutto quello che incontriamo, soprattutto quello che non conosciamo, proprio come facciamo con i cefalopodi che continuiamo a vedere quasi esclusivamente come animali da mangiare. 

Un libro bellissimo, scritto in modo brillante, sospeso tra quesiti filosofici e aneddoti strabilianti. Assolutamente imperdibile.

“Protendo una mano e allungo un dito, ed ecco che lentamente un suo braccio si srotola e viene a toccarmi. Le ventose mi si attaccano alla pelle, la sua presa è di una forza sconcertante. Una volta attaccate le ventose, mi abbraccia il dito attirandomi delicatamente verso l’interno. Il braccio è zeppo di sensori, centinaia su ognuna delle ventose, che sono decine. Mentre attira a sé il mio dito, lo assaggia. Pieno com’è di neuroni, il braccio è un crogiolo di attività nervosa. Dietro di esso, per tutto il tempo, i grandi occhi rotondi continuano a fissarmi”

Peter Godfrey-Smith
Altre menti 
Adelphi
euro 16.50