Vegolosi

Rejuvelac: come fare una bevanda dai cereali

Il rejuvelac è una bevanda enzimatica fermentata a base di grano, rigenerante e ricostituente che si può preparare anche con altri tipi di cereali come quinoa, miglio, avena, orzo, segale, riso. Il suo sapore rinfrescante ricorda vagamente quello della limonata ma leggermente gassata. Si tratta di una bevanda che contenendo probiotici (acido lattico) ed enzimi deve essere intesa come un tonico, da assumere, quindi, in quantità limitate e non da sostituire alla normale fonte di idratazione quotidiana. Il rejuvelac (a differenza di altre bevande fermentate come il kombucha) non si trova in commercio già pronto ma deve essere realizzato in casa. La fermentazione alla base di questa bevanda viene definita “mista” o “selvaggia” ossia che avviene tramite la contaminazione di batteri e lieviti non selezionati e inoculati, bensì che arrivano dall’ambiente circostante.

Dove nasce

L’inventrice del rejuvelac, Ann Wigmore, cittadina americana di origini lituane e pioniera del movimento di salute naturale, dedicò tutta la sua vita allo sviluppo e alla condivisione del potere dei cosiddetti Living Foods. Fu un personaggio controverso per alcune teorie legate alla cura di alcune malattie tramite il cibo.

Perché fa bene

Questo liquido è ricco di vitamine del gruppo B, C ed E, il rejuvelac contiene batteri benefici che aiutano a ripulire l’intestino e a mantenere il colon sano, nonché a eliminare dall’organismo le tossine nocive. Si tratta dunque di un tonico naturale, rinfrescante e depurativo, che regola la digestione, combatte le infiammazioni di stomaco e intestino, risolve i i piccoli problemi di costipazione, rafforzando anche  il sistema immunitario.

In particolare il rejuvelac:

1 .  regola la digestione, perché aiuta a digerire il cibo grazie dell’alto contenuto di enzimi;
2 . rafforza il sistema immunitario grazie alla presenza dei probiotici (acido lattico);
3 . protegge dalle infiammazioni del sistema digestivo e lenisce colite, gastrite e pesantezza allo stomaco.

Tutti possono bere il rejuvelac?

Questa bevanda fermentata va usata a piccole dosi e non al posto dell’acqua. Se avete allergie importanti alle muffe, siete in gravidanza o prendete medicinali per patologie importanti, per tranquillità,  consigliatevi prima con il vostro medico curante prima di assumere bevande fermentate. Se consumata in grandi quantità potrebbe dare problemi allo stomaco e all’intestino, quindi moderatene il consumo.

A destra: la quinoa in ammollo; sulla sinistra la quinoa sciacquata e scolata dopo l’ammollo con l’acqua filtrata

Come si prepara in casa

Per prima cosa assicuratevi di avere strumenti puliti e ben disinfettati: le contaminazioni rendono complicato e a rischio di fallimento il processo. Vi consigliamo di lavarli con acqua calda e aceto o bollirli direttamente.
Il procedimento è lo stesso qualsiasi cereale scegliate di utilizzare (riso integrale, grano saraceno, quinoa, grano, sorgo) ma se siete al primo tentativo la quinoa è quella più semplice e veloce. Bisogna segnalare che sarebbe meglio scegliere cereali (con o senza glutine) che siano biologici e crudi, quindi non sottoposti a trattamenti termici o a pre cotture. Non sempre questi trattamenti sono segnalati sulla confezione, quindi è necessario fare delle prove, oppure cercare l’indicazione “100% crudo” oppure informarsi preventivamente dall’azienda dalla quale vogliamo acquistare.

Una piccola nota sull’acqua che dovrete utilizzare: scegliete acqua minerale da bottiglia, oppure acqua del rubinetto ma filtrata con filtri a carbone, oppure lasciata almeno 12 ore a decantare in una bottiglia o in una brocca in modo che il cloro presente possa evaporare; è proprio il cloro, infatti, a poter inficiare il risultato dando al rejuvelac finale un sapore forte.

Un’altra nota sulle temperature in casa: il processo di germogliazione dei semi è piuttosto delicato e se le temperature scendono sotto i 20-22°C i germogli faranno un po’ fatica a spuntare. La temperatura ideale è circa 25°C.

Per preparare in casa il rejuvelac, per prima cosa, mettete 50g di quinoa in un barattolo di vetro molto pulito o sterilizzato e lasciatela in ammollo per 8-12 ore a temperatura ambiente; il barattolo dovrà essere ben chiuso con un panno o una garza puliti (fermatelo con un elastico) possibilmente al riparo dalla luce diretta.

I primi germogli di quinoa dopo circa 24 ore di riposo nel barattolo

Trascorse le ore buttate l’acqua di ammollo e risciacquate la quinoa, scolatela nuovamente e chiudete di nuovo il contenitore con il panno. Per 2 giorni continuate a sciacquare i semi di quinoa mattino e sera, scolando per bene l’acqua in eccesso fino a quando i chicchi saranno germogliati. State ben attenti a far colare l’acqua senza lasciare i chicchi in una “puccia” di acqua; una buona idea è mettere il barattolo inclinato e a testa in giù (vedi immagine sopra) in modo che l’acqua in eccesso coli dalla garza che fa da tappo.

La quinoa germogliata coperta con acqua filtrata e lasciata a riposo per la fermentazione e la nascita del rejuvelac. Il colore leggermente torbido dell’acqua è normale. Dopo 48h circa il liquido diventerà leggermente frizzante: il rejuvelac è pronto.

Poi riempite il contenitore con i germogli con 1 litro di acqua (meglio se distillata o filtrata) e lasciatelo riposare per 2/3 giorni, fino a che l’acqua prenderà un odore e sapore acidulo, rilasciando piccole bollicine. L’acqua sarà naturalmente torbida.

Ora filtrate infine il liquido e mettete il rejuvelac in frigorifero (la bevanda si mantiene massimo una decina di giorni).

In questa immagine, la seconda fase dopo l’ammollo con due cereali diversi: a sinistra il sorgo e a destra il grano saraceno

Il rejuvelac può andare “a male”?

Certamente questo processo di fermentazione è delicato, ecco perché è bene utilizzare sempre strumenti accuratamente puliti, acqua filtrata (anche da classiche caraffe filtranti) e asciugare gli strumenti con canovacci puliti. Da cosa ci accorgiamo che la bevanda fermentata non è più buona? Se l’odore della bevanda diventa troppo forte o tendente al putrescente è chiaro che il processo di fermentazione ha incontrato dei problemi: in questo caso buttate tutto e ricominciate da capo. Altra accortezza è non usare più volte i germogli per fare il rejuvelac: usate ogni volta germogli freschi.

Come usare il rejuvelac

Se volete berlo e non siete avvezzi all’utilizzo di prodotti fermentati, iniziate da piccole quantità, magari 2-3 cucchiai da tavola mescolati nell’acqua (magari con un po’ di limone) e scegliete di consumarlo preferibilmente a stomaco vuoto o in ogni caso lontano dai pasti per migliorarne il potenziale benefico legato alla presenza dell’acido lattico.