La storia
Le prime testimonianze del cubebe risalgono al 300 a.C, quando Teofrasto, filosofo e botanico greco, racconta di una spezia, il komakon (il cubebe, secondo le ricostruzioni di due storici francesi), utilizzata assieme alla cannella come ingrediente in miscele aromatiche. Nel libro “Le mille e una notte” (X secolo) è citato come rimedio per l’infertilità, a riprova del suo uso antico nella medicina araba. Marco Polo, qualche secolo dopo, descrive Giava come la maggior produttrice di cubebe, la cui fama esplode nel Medioevo per via del costo inferiore al pepe. L’ostracismo del re di Portogallo che ne proibisce la vendita per promuovere il pepe nero nel XVII secolo, però, porta ad un suo progressivo oblio nella cultura europea.
Utilizzo in cucina
Pepe leggero e aromatico, il sapore del cubebe è caldo, amarognolo e vagamente piccante. Viene utilizzato per insaporire salse varie e verdure ed è consigliato anche negli impasti per i biscotti salati. Spesso usato nell’ambito della pasticceria in Marocco, talvolta candito con zucchero o glassa di tamarindo, è perfetto per dare gusto ai dessert di cioccolato amaro e ai tartufi al cioccolato. Un’idea originale? Provarne un pizzico in un calice di prosecco: semplicemente delizioso.
Conservazione
La miglior conservazione del pepe di cubebe si ottiene in un ambiente fresco, areato, poco illuminato ed in assenza di umidità.
La curiosità
Edgar Rice Burroughs, l’inventore del personaggio di Tarzan, era un accanito fumatore di sigarette al cubebe; una volta disse scherzando che, se non avesse fumato così tanto cubebe, non avrebbe potuto inventare il suo personaggio.
Negli Stati Uniti, invece, i sostenitori della legalizzazione della marijuana sostengono che la pericolosità di uno spinello sia pari a quella di una sigaretta di cubebe.
Yuri Benaglio