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Manioca o yucca: come cucinarla, curiosità e proprietà

La manioca (nota anche come yucca o cassava) è un arbusto originario dell’America centro-meridionale che appartiene alla famiglia delle Euforbiacee e viene coltivato nelle zone tropicali. La parte edibile della manioca è costituita dalle sue radici: tuberi ricoperti da una buccia di colore bruno – spessa e quasi legnosa – e dalla polpa chiara, molto ricchi di amido. Il sapore è neutro e vagamente “legnoso”, ricorda pressapoco la mandorla e ha un retrogusto piccante.

Da ricordare che esistono due tipi di manioca: quella dolce, che può essere consumata anche cruda, e quella amara, che invece va lavata e cotta a lungo prima di essere mangiata per eliminare l’acido cianidrico, sostanza molto velenosa contenuta al suo interno, che si dissolve completamente con le alte temperature.

Come prepararla

Per prima cosa, la manioca deve essere lavata accuratamente per eliminare gli eventuali residui di terra. Come già detto, la manioca dolce può essere consumata cruda, ma sempre e comunque privata della buccia, perché in questa varietà è lì che si trova l’acido cianidrico. La manioca amara, invece, deve essere sbucciata, tagliata a pezzetti (prestando molta attenzione, perché è davvero coriacea!) e poi lessata o cotta al vapore per circa 30 minuti. Trascorso questo tempo, bisognerà solo scolare la manioca e privarla del cordone centrale, in quanto duro e fibroso, e condire a piacere.

Ricette con la manioca

I tuberi della manioca possono essere cucinati come le nostre patate; vanno sbucciati molto bene e, nel caso della manioca amara, non devono mai essere consumati crudi. Una volta lessato, il tubero può essere saltato con un po’ di burro, arrostito o lavorato come purè. Ottimo anche per la preparazione di un bel piatto di gnocchi originali e gustosi. La manioca dolce, invece, può essere consumata anche cruda, magari grattugiata all’interno delle insalate.

Molto diffusa e apprezzata è anche la manioca fritta, che si prepara facendo prima bollire una trentina di minuti il tubero, privato della buccia. Quando è pronta, la manioca va tagliata a listarelle (tipo patatine, per intenderci) oppure a spicchi, e fritta in abbondante olio di semi per due o tre minuti. Da salare leggermente e gustare subito!

In Thailandia nel 1980 venne inventata una bevanda, il “Bubble Tea” nel quale si trovano delle piccole palline ottenute dalla manioca: la bevanda è a base di tè con aggiunta di frutta, latte e, appunto, sfere di manioca. Questa bevanda si consuma anche negli Stati Uniti.

Per finire, dalla manioca si ricava anche uno sciroppo utilizzato come dolcificante, nelle bevande ma anche per la preparazione di torte, muffin, biscotti e prodotti da forno in generale.

Manioca e tapioca sono la stessa cosa?

La tapioca è l’amido che si ricava, dopo diversi trattamenti, dalla radice di manioca. Proprio come la maizena o la fecola di patate, la tapioca viene utilizzata spesso come addensante vegetale sia nelle preparazioni dolci che in quelle salate. Da ricordare che la tapioca deve essere aggiunta in piccole dosi alle ricette, altrimenti le preparazioni risulteranno collose e inutilizzabili; questo amido è reperibile, online, nei negozi di alimentazione naturale e nei supermercati più forniti.

Proprietà

La manioca è senza glutine, ha un elevato valore calorico ed è ricca di carboidrati, calcio e fosforo: anche per questo costituisce un fonte di alimentazione molto importante nei Paesi del Sud del mondo. È priva di glutine, quindi è adatta al consumo da parte delle persone celiache, ma ha anche un basso contenuto proteico.

Dove si compra

Non di facilissima reperibilità, la radice di manioca può essere acquistata online o nei negozi di alimentazione biologica più forniti. Molto più facile, invece, è trovarla nei negozi alimentari etnici. Oltre che la radice fresca, online è possibile reperire anche la farina di manioca, utilizzata per lo più come addensante nelle varie preparazioni.

Curiosità

La manioca era coltivata e consumata già più di 2000 anni fa in Sud America, in Perù e in Messico e ai Caraibi. All’arrivo degli europei nelle Americhe, costituiva l’alimento base della dieta degli amerindi. Furono i portoghesi a introdurla in Africa, dove oggi è coltivata in grandi quantità.