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Olio di colza: fa male alla salute? Ecco il parere della nutrizionista

L’olio di colza è un olio vegetale estratto dai semi della colza (Brassica napus), una pianta dai fiori di colore giallo brillante. Il suo uso a scopo alimentare risale al 19° secolo, ma è conosciuto fin dall’antichità per le sue proprietà combustibili: basti pensare che tempo fa veniva utilizzato come carburante ecologico per le automobili e, ancora prima, veniva impiegato per illuminare le strade delle città europee.

Oggi, però, questo olio vegetale trova largo impiego nell’industria alimentare, specialmente nei prodotti confezionati da forno (come per esempio merendine, snack, grissini), ma anche in alcuni prodotti surgelati, negli alimenti fritti (sia preconfezionati che cucinati nei punti di ristoro), nelle margarine e, più in generale, nei prodotti confezionati di varia natura. È molto difficile, invece, trovarlo tal quale tra le corsie del supermercato, perché l’olio di colza non trova quasi mai impiego nella cucina casalinga.

Olio di colza: fa male?

Fin dai primi utilizzi a scopo alimentare, l’olio di colza suscitò diverse questioni riguardo alla sua pericolosità per la salute: questo per via del suo alto contenuto di acido erucico, un acido grasso monoinsaturo considerato cardiotossico, ovvero lesivo del tessuto cardiaco. Gli studi effettuati risalgono agli anni ’70 e dimostravano che questo olio vegetale conteneva il 50% di questo lipide, accusato di accumularsi nell’organismo e di procurare danni di varia natura a fegato e cuore. A quanto pare, ancora oggi non esistono studi che ne confermino la pericolosità per la salute in via definitiva, né che lo classifichino come un olio “buono”. Quello che è certo è che si tratta di un olio molto economico, non estratto a freddo (come dovrebbe essere, invece, un olio di qualità) e ottenuto mediante processi di raffinazione chimica, sbiancato attraverso l’uso di solventi e calore.

Olio di colza: il parere della nutrizionista

L’olio di colza è da evitare? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Silvia Goggi, medico chirurgo specialista in Scienza dell’Alimentazione: “L’olio di colza ha una buona percentuale di acidi grassi polinsaturi, quelli essenziali, che devono necessariamente essere assunti tramite gli alimenti – spiega ai nostri microfoni – Il motivo per cui viene utilizzato spessissimo nei prodotti da forno, al posto dell’olio di oliva, è perché costa meno. Sicuramente l’olio di colza è da preferire rispetto all’olio di palma, che è un grasso saturo, ma bisogna tenere conto che se dovessimo scegliere i 2 grassi migliori per la nostra alimentazione al fine di mantenere corretto rapporto omega 3/6, questi sarebbero solo olio di olivaolio di lino a crudo” conclude.

Olio di colza e olio di canola: le differenze

Per ovviare a questo problema, gli esperti iniziarono a lavorare a un olio di colza che contenesse piccolissime quantità di acido erucico, creando quello che è stato ribattezzato come canola oil (acronimo di CANadian Oil Low Acid), e noto in Italia come olio di canola. Come suggerisce il nome, questa tipologia di olio è prodotta prevalentemente in Canada, ed è quella che ha dato il via all’utilizzo dell’olio di colza a scopo alimentare su larga scala. Si tratta di un olio geneticamente modificato, che in molti paesi (come Canada, Stati Uniti, Australia e Germania) viene considerato benefico per la salute, ipotesi supportata anche da uno studio del 2013. Secondo i ricercatori, questo olio vegetale sarebbe in grado di abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, oltre ad avere effetti benefici quali l’aumento dei livelli di tocoferolo e una migliore sensibilità all’insulina.

I fiori della pianta della colza

Olio di colza VS olio di palma

Meglio l’olio di colza o l’olio di palma? Una domanda difficile a cui rispondere, tanto più se pensiamo che l’olio di palma è stato di recente al centro di un acceso dibattito, che ha portato la maggior parte delle aziende alimentari del nostro paese a eliminarlo dai propri prodotti. Si tratta di un olio vegetale il cui uso è stato sempre controverso, sia per motivi di salute che ambientali. Come ha spiegato ai nostri microfoni la dottoressa Stefania Ruggeri, ricercatrice e nutrizionista del CREA, “l’olio di palma non fa male di per sé, dipende sempre dalla dose”.

Il  punto è che prima della campagna contro questo olio, ne assumevamo molto e in modo inconsapevole (e ciò è un fatto grave), e questo perché le etichette nutrizionali non erano chiare. Per noi consumatori era un grasso saturo “nascosto”: compravamo i prodotti pensando di assumere solo  grassi  vegetali e quindi quelli polinsaturi, quelli “buoni” e invece assumevamo grassi saturi”. A tutto ciò si aggiungono, non certo per ultimi, i problemi legati alla deforestazione massiccia causata dalla produzione di questo olio, che ha distrutto la biodiversità di questi ambienti. Bisogna sottolineare che non è raro che l’olio di palma venga ora sostituito, nella produzione industriale, da quello di colza.