Un bambino accarezza un pollo su una teglia pronto per essere cucinato: “lascialo stare” dice alla mamma; “Il pollo è già morto ormai” obietta lei ma il piccolo è irremovibile: le ripete di non tagliarlo, chiede “perché gli hai tolto la testa?”, batte i piedi di fronte alle insistenti risposte della mamma, le impedisce di prendere il pollo per finire di prepararlo e infine scoppia in lacrime quando gli viene sottratto per essere cucinato. “Mi prenderò cura di lui” dice tra i singhiozzi e anche di fronte all’offerta di ricevere in regalo una gallina viva, la riposta è “no, voglio questo”, “non portarlo via da me”. La compassione del piccolo alla fine vince: niente pollo per pranzo.
Questo video non è che l’ultimo di una lunga serie di episodi che vedono come protagonisti dei bambini che di fronte ai piatti a base di carne e pesce che gli vengono serviti dai genitori dimostrano un senso di pietà, un livello di sensibilità e di coscienza da far invidia a molti adulti. “Quando noi mangiamo gli animali… loro muoiono” dice in un altro filmato il piccolo Luiz “non mi piace che loro muoiono… voglio che stanno in piedi felici” continua di fronte a un piatto di polpo. “Bisogna prendersi cura di loro…non mangiarli” conclude facendo commuovere la mamma.
Crescere un bambino nell’ottica di una vita vegetariana o vegana ha degli effetti educativi notevoli: sviluppa un forte senso di compassione e di empatia che si estende anche al prossimo umano e di contro l’aggressività e la violenza vengono parallelamente inibiti. E’ inoltre notoriamente accertato che i bambini vegetariani non corrono rischi di salute e hanno una crescita assolutamente regolare. Godrebbero, poi, di enormi vantaggi rispetto a gravi problemi quali obesità e disturbi cardiovascolari: l’American Dietetic Association, infatti, evidenzia che le diete dei bambini vegetariani garantiscono perfettamente la loro crescita e il loro sviluppo.
“I bambini sono gli antispecisti per eccellenza. Per loro non esistono barriere nel rapporto che instaurano con un animale, anzi si può parlare di una vera e propria affinità innata.
Nel percorso di crescita intervengono però fattori socio-culturali che cambiano profondamente questa relazione, la quale può addirittura sfociare nel suo opposto, ovvero la crudeltà perpetrata contro gli animali.
Queste considerazioni ci portano a riflettere su dinamiche nocive che, magari anche inconsapevolmente, mettiamo in atto nella nostra quotidianità. Ciononostante esiste la possibilità di effettuare un cambiamento. Cambiamento che, partendo dall’educazione dei nostri bambini, ci conduca verso un sentimento di empatia per chi non solo è diverso da noi, ma è anche più debole, perché il rapporto che abbiamo con gli animali ci dice molto su chi siamo e su come percepiamo gli altri esseri umani”.
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Serena Porchera
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