Si chiude l’esperienza dell'”allevamento etico” LatteAmore. Con 500 animali “in condizioni di estrema necessità” da salvare. La struttura in provincia di Arezzo che tanto aveva fatto discutere in passato per il modello che aveva provato a mettere in campo di allevamento presentato come “rispettoso degli animali”, e che era stata oggetto anche delle attenzioni dei Nas, ha annunciato poche ore fa (14 maggio 2021) la chiusura.
Troppo alti i costi di gestione, hanno fatto sapere i titolari via social, alle prese ora con il problema del collocamento degli animali presenti nella struttura. A farsene carico sarà la Rete dei Santuari degli Animali Liberi, che ha lanciato subito un appello per chiedere aiuto.
Il caso LatteAmore
“L’allevamento etico non è sostenibile, a meno di avere fondi inesauribili per coprirne gli enormi costi“, spiegano i responsabili della struttura toscana, un caseificio, attivo dal 2007 ad Anghiari (Arezzo), dove venivano prodotte diverse tipologie di formaggi – di capra, di mucca e di pecora – con metodi presentati come “etici” e rispettosi degli animali.
Per esempio, avevano spiegato anche ai nostri microfoni i titolari a suo tempo, per la produzione di formaggi (realizzati con caglio vegetale) veniva utilizzato solamente il latte in esubero, quello che capre e mucche continuano a produrre negli 8-10 mesi successivi allo svezzamento dei piccoli, senza l’allontanamento dei cuccioli dalle madri e con la garanzia per gli animali di arrivare a fine vita naturalmente.
Il sistema aveva sollevato molte critiche da parte di animalisti ed esponenti del mondo vegan, che avevano sottolineato il contrasto tra il concetto stesso di “allevamento” e quello di “eticità” nella conduzione della struttura, che pure era stata attenzionata dalle forze dell’ordine per alcune irregolarità legate proprio alle gestione degli animali.
E gli animali?
Sempre ai nostri microfoni, nel 2018, i responsabili di LatteAmore avevano spiegato come questo modello di allevamento fosse sostenibile anche economicamente grazie a un’attenta gestione e bilanciamento degli animali e della produzione di formaggi. Non è però andata così: “E’ necessario un cambio di rotta tale da portare definitivamente alla chiusura dell’azienda e a una nuova vita per i suoi animali“, si legge ancora sulla pagina Facebook di LatteAmore. Ma quale sarà questa “nuova vita”?
A farsene carico sarà la Rete dei Santuari degli Animali Liberi che, in un lungo post su Facebook, racconta del proprio coinvolgimento in questa operazione di “salvataggio” che ha le ore contate e che necessità di aiuti e supporto: “La Rete dei Santuari di Animali Liberi è stata contattata per cercare di portare in salvo gli animali. Altri, chiamati prima di noi, hanno rinunciato. Non nascondiamo – spiegano i volontari – che pure noi avremmo voluto girarci dall’altra parte, in questa circostanza. O scappare lontano. Ma non l’abbiamo fatto. Dopo lo sconforto iniziale, abbiamo trovato la forza e la determinazione necessarie per imbarcarci in un così folle programma di svuotamento. Prima che venissero prese altre misure drastiche o attuati interventi diversi da istituzioni e magistratura”.
Una “operazione senza precedenti”
Per trovare nel più breve tempo possibile casa agli animali, è l’appello lanciato dalla Rete, servono rifugi, privati, fattorie, oasi, disponibili ad accogliere capre, pecore, maiali, mucche e tori. “E’ una corsa contro il tempo – dicono – Ogni posticino libero sarà una vita salvata. Aiutaci a dare loro un futuro come individui. Aiutaci a trovar loro una casa dove non vengano più sfruttati in alcun modo e passano semplicemente vivere felici”, ribadiscono lasciando via social tutti i contatti per chi volesse partecipare a questa “operazione senza precedenti”.
Un allevamento può essere etico?
La chiusura dei LatteAmore, e la corsa contro il tempo per salvare i suoi animali, riapre il dibattito sul ruolo e la gestione degli allevamenti, in qualsivoglia forma di organizzazione e gestione li si pensi. “Ancora di più, questa occasione fa tacere ogni dubbio. Se mai ve ne fosse stato bisogno. L’allevamento etico e responsabile non esistono – ribadiscono dalla Rete dei Santuari degli Animali -. Latte e formaggio fanno parte della filiera della carne. Indissolubilmente legati ad essa. Sottoprodotti. Non si può né si deve produrre nulla dagli animali”.