Zebraburger: ad Expo nuovi animali da assaggiare
Forse la carne di coccodrillo non era abbastanza, quindi ecco che la novità del padiglione dello Zimbabwe apre anche alla carne di zebra. Forse alla fine del mese, forse fra qualche settimana, come annuncia il sito Milano Today, lo zebraburger sarà una realtà ed è annunciato da cartelli appesi alle porte d’ingresso della sezione dedicata al paese africano nel cluster tuberi e cereali con questo slogan “Non sono un asino, sono solo un cavallo bianco sfortunato”. L’immagine, come accaduto la scorsa volta con il coccodrillo, è un disegno pacioso e colorato.
E’ davvero una novità?
Anche in questo caso la carne sarà servita, come riferiscono i dipendenti dello spazio dello Zimbabwe, direttamente in un burger ma ancora non si conoscono il prezzo e la data esatta in cui verrà davvero servito. Come per la carne di coccodrillo il problema sono i permessi da parte dei nostri ministeri per l’importazione delle derrate di queste carni “esotiche”. La carne di zebra non è una novità: viene venduta anche online. Un esempio è il sito Musclefood.com che tratta “cibo dedicato agli sportivi”. La carne di zebra viene presentata come “molto magra e dal sapore più delicato del manzo, si prende dal quarto posteriore solo dalle zebre Burchell’s, le uniche che, legalmente, possono essere allevate per l’alimentazione umana”.
Ci sorprende?
Ci sorprende davvero la futura presenza di questa “nuova” carne ad Expo? Per niente. Il messaggio di questa manifestazione è sempre più chiaro: trovare una risposta alla fame nel mondo significa non rivedere quelle che sono le nostre abitudini alimentari, riflettendo seriamente sull’impatto delle nostre scelte e di quelle dell’industria a, cercando di capire che l’assenza di cibo sufficiente per tutti è dovuta principalmente alla gestione scellerata delle risorse ed in particolare delle fonti vegetali e dell’acqua che vengono utilizzate per la maggior parte per nutrire gli animali di allevamento, bensì trovare nuovi animali da mangiare: coccodrilli, zebre, serpenti, insetti. Il nostro pianeta è popolato da 280 milioni di bovini (Fonte: “Ecocidio” Jeremy Rifkin”) e “il rapporto di conversione da mangimi animali a cibo per gli umani varia da una specie all’altra, ma è in media molto alto, 1:15″: un simile spreco di calorie, una gestione così squilibrata di investimento-resa non sarebbe tollerato in nessun sistema produttivo “sano”. In zootecnia questo si chiama “indice di conversione”: quanto cibo “entra” in un animale e quanto ne “esce”. Per non parlare degli “scarti” ossia tutto quello che va poi ad altre industrie non alimentari (pellame, ossa, cartilagini etc.). Per un chilogrammo di manzo servono dai 7 ai 10 chilogrammi di mangime. Non si tratta più nemmeno di questione etica: si tratta di economia. Chiediamo agli organizzatori di Expo: esiste nel programma culturale e di approfondimento della manifestazione una conferenza, un incontro di carattere internazionale che affronti il problema dell’indice di conversione e del suo impatto sull’economia? Forse dovrebbe, anzi senza forse.
Federica Giordani